Quale azione politica in rapporto alle sfide planetarie di clima, migrazioni e guerre? Secondo workshop di GenerAzioni
“Le sfide planetarie: clima, migrazioni, guerre. Come il dato geografico condiziona l’azione politica degli Stati e i nostri vissuti?”. A partire da questo tema prosegue il percorso di GenerAzioni in programma per sabato 17 giugno, dalle ore 9:30 alle ore 13:00, presso la sede dell’Istituto Arrupe.
A parlarne, aprendo un confronto con i partecipanti, saranno Giovanni Barbieri, ricercatore presso il Centro di Ricerche in Analisi economica e sviluppo economico internazionale (CRANEC) dell’Università Cattolica di Milano e Pietro Bartolo, medico ed europarlamentare.
“Ormai tutti parlano di geopolitica – afferma p. Gianni Notari, direttore dell’Istituto Arrupe – che non deve diventare, però, solo una parola di moda ma anzi, deve essere in grado di interpellarci profondamente. Quando parliamo di geopolitica la prima consapevolezza è quella che siamo nel giro delle interconnessioni. Alcuni fatti locali hanno, inevitabilmente, una notevole apertura sul globale. Ciò che accade in Ucraina, in Congo o in altre parti del mondo ha forti ripercussioni sulle nostre storie e sui nostri vissuti. Si aprono scenari dove l’orizzonte della fraternità e di un mondo più solidale viene inquinato dallo spettro di divisione e morte della guerra. Questo può essere detto anche per quanto riguarda i flussi migratori e i cambiamenti climatici nel mondo. L’incontro vuole farci uscire, pertanto, da una lettura esclusivamente provinciale degli eventi per riflettere in una prospettiva molto più ampia che ci interpella come cittadini del mondo. Chiaramente, in questo quadro, se la politica non esce da logiche autoreferenziali non potrà mai comprendere il cambiamento e saperlo gestire. Questa si deve mettere prima di tutto in ascolto di ciò che sta accadendo per poi capire come agire. La logica rigida della difesa dei confini non può, per esempio, essere considerata una risposta esauriente ai flussi migratori inarrestabili che nella storia sono sempre esistiti. La domanda di fondo è questa: di fronte alla complessità dei fenomeni dobbiamo rimanere spettatori passivi dei processi o diventare protagonisti attivi di un cambiamento possibile?”