Oggi, le sfide principali da portare avanti per garantire una maggiore giustizia sociale sono sicuramente difficili ma non impossibili da realizzare. A dirlo sono stati, lo scorso sabato, il prof. Giuseppe Verde (ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Palermo) e Lia Sava (procuratore generale di Palermo) nel corso del IX workshop di GenerAzioni, il rinnovato percorso di formazione sociopolitica dell’Istituto Arrupe. Durante l’incontro, si è cercato di analizzare il ruolo della giustizia sociale nella Costituzione italiana alla luce delle sfide che la società contemporanea pone al nostro ordinamento.
“La giustizia sociale salvaguarda la dignità della persona – ha detto nella sua introduzione p. Gianni Notari, direttore dell’Istituto Arrupe – offrendo opportunità e riconoscimento dei diritti. Senza giustizia sociale ci saranno diseguaglianze crescenti che creeranno scarti e discriminazioni. Consapevoli di vivere un tempo difficile dobbiamo trovare le strade per essere costruttori di speranza e generatori di un cambiamento possibile”.
“La sfida, oggi, è quella di partire da un quadro normativo che prevede da una parte il testo costituzionale – ha affermato il prof. Giuseppe Verde – in cui abbiamo i diritti inviolabili, il principio di eguaglianza e una serie di diritti sociali. Oltre a questo dobbiamo considerare l’ordinamento sovranazionale con il Trattato Europeo che fa propri i principi della Carta di Nizza e che ingloba la Convezione europea dei diritti dell’uomo. Probabilmente, le legature sociali molto presenti nel testo costituzionale, oggi possono essere declinate in modo diverso per contribuire ad un welfare sicuramente più equo e più attento ai bisogni dei cittadini, soprattutto per quella parte della popolazione che ha meno risorse e meno strumenti culturali. La politica può svolgere un ruolo fondamentale attraverso le decisioni fondamentali a partire da quella legata al bilancio e alla modalità di allocazione delle risorse tra centro e periferia cioè tra lo Stato e gli altri enti locali (regioni, provincie e comuni). Oggi si discute sul ruolo della regione nella logica del regionalismo differenziato. Quest’ultimo se, non attuato in una logica di solidarismo e di equità sociale, potrebbe comportare dei rischi molto rilevanti per il nostro Paese”.
“Non ci può essere giustizia sociale, declinata nella sua piena concretezza, senza legalità – ha sottolineato il procuratore Lia Sava –. La migliore attuazione dei principi costituzionali e la migliore attuazione delle leggi, senza un intervento serio in termini di legalità, è destinato a fallire. La giustizia sociale fa fatica ad esistere in un contesto dove c’è criminalità organizzata che, creando economia illegale, drena tanto denaro. La corruzione ed i legami putridi, fra amministrazioni e criminalità organizzata, sono i principali ostacoli alla realizzazione concreta della giustizia sociale. In questo quadro, l’intervento della magistratura va indirizzato alla repressione non soltanto dei reati di tipo fiscale e tributario ma anche di quelli legati alla corruzione e alla criminalità organizzata che è sempre più sommersa. Una sfida pericolosa per la giustizia sociale, se non dovesse essere controllata, potrebbe essere pure quella dell’Intelligenza Artificiale. Oggi, la cooperazione e la sinergia tra più realtà sono due aspetti fondamentali da considerare. Occorre una sinergia istituzionale che valorizzi la sfera privata; solo insieme si potrà fare un salto etico significativo per avere una maggiore giustizia sociale”.
Foto di Stella Romano.